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Nomine Rai 2021, la politica mina il diritto all'informazione - AP Magazine
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Nomine Rai 2021, la politica mina il diritto all’informazione

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In periodo di nomine Rai, a Viale Mazzini il caos regna sovrano, come sempre. Il 2021 non è da meno rispetto agli anni scorsi, anzi forse stavolta si assiste a una presa di posizione ancora più forte e decisa da parte del sindacato. Mercoledì 17 novembre il TG1, tramite il suo conduttore Alessio Zucchini, Usigrai – l’Unione Sindacale dei Giornalisti Rai ha informato l’opinione pubblica della propria posizione.

Il comunicato di Usigrai

‘Il Consiglio di amministrazione si appresta a dare il proprio parere di nomina, avanzate dall’amministratore delegato per le nove direttrici e direttori della Rai, ma, ancora una volta, appaiono rispondere a logiche spartitorie con un ruolo decisivo del governo, per soluzioni che hanno il solo scopo di accontentare tutti i partiti‘, recita il comunicato.

‘La notizia di scelte interne non modifica il nostro giudizio su un metodo sbagliato‘, prosegue, ‘frutto di una pessima legge, che consegna la Rai al totale controllo dei governi di turno‘.

Poi, la proposta del sindacato in merito alle nomine Rai. ‘Ci aspettiamo che il parlamento tiri fuori dai cassetti e discuta finalmente i disegni di legge sulla Rai, per liberarla finalmente dal controllo di partiti e di governi’. Infine, un passaggio da non sottovalutare: ‘I cittadini hanno diritto ad una Rai libera e autonoma, che agisca nel loro esclusivo interesse’.

La replica della Rai

Sempre al TG1 arriva anche la risposta della Rai. ‘Le proposte di nomine sottoposte dall’amministrazione al parere del consiglio di amministrazione delle Rai sono improntate alla valorizzazione di professionalità giornalistiche presenti in azienda‘.

‘Sono state avanzate, inoltre, secondo criteri di pluralismo e tenendo conto anche di esigenze di innovazione determinate da nuovi modi di elaborare e diffondere informazione in un’epoca di cambiamenti tecnologici’.

Poi, il riferimento alle tre nomine femminili, ovvero quelle di Monica Maggioni al Tg1, Simona Sala al TG3 e Alessandra De Stefano a RaiSport. ‘Per la prima volta nella nostra azienda una donna viene designata alla guida del Tg1. Non ha precedenti nella storia della Rai che vengano proposte contemporaneamente tre donne a dirigere altrettante testate giornalistiche. Di queste scelte trarranno beneficio il Servizio Pubblico e i suoi utenti’.

Il diritto all’informazione

Nell’ordinamento italiano il diritto all’informazione non è sancito dalla Costituzione, ma è cristallizzato da una sentenza della Corte Costituzionale. Nello specifico, si tratta della sentenza n. 420/1994 con la quale si sancisce la necessità di ‘garantire il massimo di pluralismo esterno al fine di soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all’informazione’.

Nel caso delle nomine Rai, il diritto all’informazione rileva nel momento in cui il grido d’allarme sulla gestione della tivù di Stato da parte dei ‘governi di turno’ arriva proprio dal sindacato dei giornalisti. Usigrai parla di ‘logiche spartitorie’ asservite alla politica; la Rai sottolinea, invece, il pluralismo come criterio fondante delle nomine.

Gli obblighi della Rai

Quel che è certo è che ogni anno la polemica è dietro l’angolo. In quanto Servizio Pubblico la Rai dovrebbe garantire competenza, indipendenza, professionalità, trasparenza. Quattro caratteristiche non sempre presenti in chi dirige le varie reti, anzi, è cosa nota che i primi tre canali siano prolungamenti rispettivamente dei partiti di maggioranza, del centrodestra e del centrosinistra. Una soluzione che arriva dal passato, già allora non ottimale, e che ha continuato a creare scompiglio.

Il confronto con la BBC

Se volessimo dare uno sguardo all’estero, potremmo fare un veloce parallelismo con la BBC, i cui giornalisti sono obbligati da contratto a non rivelare la propria appartenenza politica. Sebbene anche la tivù britannica non sia esente da critiche, si tratta di un approccio diametralmente opposto a quello Rai, dove l’appartenenza politica dei giornalisti è cosa nota e necessaria, spesso rivelata pubblicamente dai giornalisti stessi.

Il futuro della Rai, a prescindere dalle nomine

In questo contesto è facile chiedersi quanto il diritto all’informazione libera e completa dei cittadini possa essere minato da logiche politiche, che con la notizia non dovrebbero avere nulla a che fare. La proposta di Usigrai deve fungere da monito se non per questo, quantomeno per il prossimo governo: tirare fuori dai cassetti i disegni di legge sulla Rai ‘per liberarla finalmente dal controllo di partiti e di governi’.

Più utopia che futura realtà, visto che a tirare fuori dai cassetti i disegni di legge dovrebbero essere i politici. Quegli stessi politici che bramano per spartirsi la torta. Pertanto, qui custodiet ipsos custodes? Non resta, dunque, che sperare in una classe politica illuminata, animata da un profondo e disinteressato amore per la cosa pubblica, ma forse è chiedere troppo.

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