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Che ne sarà, quando la rabbia sociale svilisce la TV

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Giovedì 4 giugno in prima serata Real Time ha trasmesso Che ne sarà: moda, influencer, futuro, uno speciale sul post emergenza sanitaria, raccontato dal punto di vista degli addetti ai lavori. Stilisti, influencer e imprenditori hanno spiegato nel dettaglio com’è cambiato il modo di lavorare, qual è stato e quale sarà il contraccolpo economico per le proprie attività.

Tomaso Trussardi, Santo Versace, Flavio Briatore, Wilma Faissol Facchinetti, Mariano Di Vaio, Elisabetta Franchi, Francesca Sofia Novello, Elisa Maino, Gianluca Vecchi hanno puntato l’accento sul doversi reinventare. Cambierà l’approccio e cambieranno le dinamiche. Il concetto di moda andrà completamente ripensato.

Il futuro della moda

Le conseguenze ricadranno, ovviamente, sul fatturato, dunque sui posti di lavoro. Un problema enorme non solo per le specifiche aziende, ma per tutta la filiera. La moda è una della voce più forti e più importanti del PIL italiano. Se negli ultimi anni ha rischiato di zoppicare per via della concorrenza, del low cost, della delocalizzazione, ecc., adesso rischia di subire una forte contrazione.

Una questione importante di cui la televisione decide di occuparsi alla fine del lockdown e all’inizio di quella che dovrebbe essere la ripartenza. Una decisione legittima. Un interessante spunto di riflessione per i telespettatori. Su Twitter però, si scatena l’effetto opposto. I commenti al programma sono prevalentemente negativi, alcuni persino taglienti, e vengono rivolti sia alla rete sia ai personaggi intervistati.

Le critiche sui social

Il gruppo Discovery viene messo sotto accusa per aver dato spazio a persone facoltose. Tomaso Trussardi produrrà mascherine e subito ci si chiede a quale prezzo. Elisabetta Franchi e Santo Versace delineano un possibile scenario e chi twitta li accusa di produrre capi a pochi euro per rivenderli a cifre da capogiro.

Scorrendo i vari commenti, emerge una triste evidenza. La frustrazione, la rabbia, l’insofferenza hanno completamente preso il sopravvento. Dovrebbe risultare evidente che il settore della moda non tocca solo i marchi in sé, ma si tratta di una filiera che impiega decine di migliaia di persone. Sono posti di lavoro che rischiano di perdersi. Un’ulteriore piaga che va ad aggiungersi alla difficile situazione italiana.

La televisione svuotata

Le critiche rivolte a Che ne sarà offrono uno spunto di riflessione su come i sentimenti negativi possano inficiare la comunicazione. Il modus operandi degli haters è collaudato da anni e si innesta in qualsiasi situazione quotidiana. Denigrare l’intento di Real Time nell’offrire uno sguardo su un settore tanto importante quanto in bilico risulta ingiusto.

A prescindere dal caso specifico, poi, la televisione viene sempre più svilita della sua funzione principale, e cioè informare. Allo stesso tempo, la si esalta quando offre prodotti di scarsa qualità, talvolta persino riprovevoli, che risultano un insulto all’intelligenza. Una circostanza quantomeno bizzarra, ma, non ci si stupisce più perché, parafrasando una celebre citazione, ‘Sono i social, bellezza!‘.

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