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A casa tutti bene: cast, recensione, trama della serie Sky in 8 episodi

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Il cast di A casa tutti bene, serie di Gabriele Muccino in 8 episodi su Sky Serie e NOW.

Una famiglia disfunzionale e tutto ciò che ne consegue. Si potrebbe riassumere così A casa tutti bene, la serie scritta e diretta da Gabriele Muccino, tratta dall’omonimo film. In realtà, negli 8 episodi della prima stagione trasmessi da Sky Serie e disponibili su NOW, vi è molto di più del ritratto di una famiglia disfunzionale.

A casa tutti bene è uno spaccato del mondo targato Muccino, affacciatosi sul grande schermo con Ecco fatto e che da allora prosegue il suo racconto. Un racconto che è cambiato, si è trasformato, si è evoluto e continua a evolversi. Vi è il suo modo di trasferire una storia sullo schermo, ma vi è anche l’urgenza di regalare agli spettatori personaggi complessi, sfaccettati, fallibili.

La sinossi di A Casa Tutti Bene

La famiglia Ristuccia è proprietaria del ristorante San Pietro. Pietro è un uomo che si è fatto da solo e, con immani sacrifici, ha trasformato il locale in un punto di riferimento per la Roma che conta. Dai politici agli imprenditori, tutti passano dal San Pietro, che sta in piedi non solo grazie al lavoro indefesso di Pietro, ma anche della moglie Alba, l’immagine impeccabile del locale.

Hanno tre figli, ma solo due lavorano al ristorante. Carlo punta a prendere, un giorno, il posto del padre, mentre Sara lavora indefessa per essere apprezzata dal padre. Paolo, invece, ha abbandonato il nido anni prima andando alla ricerca di sé stesso. Torna adesso, in occasione del 70esimo compleanno del padre.

La festa è un grande evento, ma anche una scusa per riunire tutta la famiglia. Sì, perché A casa tutti bene non è soltanto la storia dei Ristuccia, ma di tutto il parentado. Famiglie unite dal sangue, ma anche dagli eventi che, a causa del sangue, provocano un effetto domino e rischiano di far cadere un tassello dopo l’altro, creando un grande caos.

Un groviglio di storie, livori e segreti

La prima stagione di A casa tutti bene inizia con la festa di compleanno di Pietro, ma è chiaro sin da subito che la cena nella sala principale del ristorante non è altro che un’anticipazione di quel che sarà. Ovvero un groviglio di storie, intrecci, ricordi, livori, segreti, tradimenti, che inevitabilmente andranno a impattare l’uno con l’altro.

Nella serie Muccino porta il proprio mondo, dicevamo, ma anche il mondo di qualsiasi famiglia. Lieti eventi, tragedie, litigi, incomprensioni, amore: è la storia del mondo. A caratterizzare A casa tutti bene è la complessità di ciascun personaggio e il segreto che fa da fil rouge a tutta la storia, per esplodere in un finale inaspettato, tragico, da cui non si salva nessuno.

Un passo in più rispetto al film

Trasformare un film in serie TV senza incorrere in ripetizioni e scivoloni è impresa ardua. Tuttavia, Gabriele Muccino ci riesce senza scadere nella ripetizione o nell’effetto noia. Anzi, la serie fa un passo in più rispetto al film. Se nella pellicola si arriva ai titoli di coda con la sensazione che alcuni dei temi trattati siano rimasti incompiuti, qui il regista e sceneggiatore dà il giusto spazio a ciascuno di essi.

Vi è il rapporto tra Pietro (Francesco Acquaroli) e Anna (Laura Morante), finito anni prima e portato avanti solo per il bene della famiglia. Vi sono Carlo (Francesco Scianna) e la nuova compagna Ginevra (Laura Adriani), ma anche l’ex moglie Elettra (Euridice Axen) e la figlia Luna (Sveva Mariani). E’ un equilibrio precario, quello tra a vecchia famiglia e la nuova, e Carlo deve barcamenarsi tra le insicurezza della compagna e il bisogno della figlia di avere un padre. Inoltre, la sua voglia di primeggiare, comandare e decidere al posto degli altri, fa a pugni con la volontà della sorella Sara (Silvia D’Amico).

Dal canto suo, Sara, oltre al ristorante, deve gestire il suo matrimonio con Diego (Antonio Folletto), giunto al capolinea, e la presenza di Regina (Mariana Falace), l’amante del marito. Infine, Paolo (Simone Liberati) fa di tutto per recuperare il rapporto con il figlio Giovanni (Federico Ielapi) e nel mentre trova l’amore grazie a Isabella (Maria Chiara Centorami).

A questo groviglio di anime rotte, si aggiunge il ramo ‘problematico’ della famiglia: i Mariani. Il nipote di Pietro, Riccardo detto Riccardino (Alessio Moneta) è un perdigiorno. Ha il vizio del gioco e una partita di troppo costerà caro a lui e ai Ristuccia. La compagna Luana (Emma Marrone), donna pragmatica e volitiva, è incinta e prova inutilmente a riportare il partner sulla retta via. Vivono dalla madre di lui, Maria (Paola Sotgiu), che eredita il 49% del ristorante e, insieme ad Anna, custodisce il segreto che rischia di sgretolare la famiglia. Infine, il fratello di Riccardo, Sandro (Valerio Aprea), malato di Alzheimer, e la compagna Beatrice (Milena Mancini), alle prese con la gestione della malattia.

Lo stile Muccino

Ciascuno dei personaggi viene raccontato, analizzato, scandagliato nei suoi pregi e nei suoi difetti. Soprattutto nei suoi difetti. Episodio dopo episodio, Muccino scava nella psicologia dei suoi protagonisti e, alla fine, lo spettatore può ritrovarsi in almeno uno dei lati caratteriali interpretati dal cast.

I detrattori ritroveranno la prossemica ‘mucciniana’, fatta di ansia, nevrosi e dialoghi serrati. Gli estimatori, invece, un continuum con il suo stile. Comunque la si pensi, A casa tutti bene è una serie pregevole, fatta bene, che racconta non solo una storia familiare, ma anche uno spaccato d’Italia.

Il finale apre alla seconda stagione, già confermata

Il finale è l’epilogo di un climax mozzafiato e assolutamente imprevedibile, che si presta a una seconda stagione, già confermata dal regista. Ultimamente il finale aperto è un passaggio obbligato per ogni serie o fiction al fine di assicurarsi la stagione successiva. Talvolta si ha la sensazione che si tratti di una forzatura.

A casa tutti bene è cinema prestato alla TV Muccino

A casa tutti bene, invece, merita una seconda stagione, e forse anche una terza, grazie alla qualità della sceneggiatura e al materiale a disposizione del suo creatore. Ultimo ma non ultimo, non è ‘solo’ una serie per la televisione, ma è cinema prestato al piccolo schermo.

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