Veleno, la serie di Amazon Prime Video tratta dal libro di Pablo Trincia Veleno. Una storia vera, è un pugno nello stomaco. Lo diciamo subito, senza giri di parole. Sin dai primi minuti del primo episodio, ci si immerge in una vicenda cupa, orribile, raccapricciante che ha occupato pagine e pagine di giornali alla fine degli anni 90.
La vicenda è quella rinominata dei Diavoli della Bassa Modenese. Nel 1997 nei paesi di Mirandola e Massa Finalese, sedici bambini furono allontanati definitivamente dalle proprie famiglie perché vittime di abusi e violenze sessuali a opera dei genitori o di persone a loro vicine.
Veleno, una discesa agli inferi
Veleno ricostruisce dall’inizio, dall’allontanamento del primo bambino alle testimonianze dei genitori, a cui si aggiungono carte, documenti processuali, audio e video dei colloqui dei bambini con gli assistenti sociali. Decine di interviste ai diretti interessati, genitori e avvocati, ma anche alla psicologa che ai tempi segnalò gli abusi e ai bambini allontanati, oggi adulti.
E’ una discesa agli inferi, dove non c’è il buono e il cattivo, ma solo il putrido della violenza. E’ un pugno allo stomaco, dicevamo. E lo è veramente. Si fa fatica, infatti, a seguire, passo dopo passo, gli sviluppi della vicenda. Vi è un però. In quell’intreccio di vite distrutte, si fa strada la voglia di verità. A farsi carico di questo obiettivo è Pablo Trincia, ottimo narratore, che spiega per filo e per segno i vari passaggi. Lo fa dando voce ai genitori, che ancora oggi si proclamano innocenti, e a psicologi e periti che ai tempi analizzarono il caso.
Prospettiva capovolta
I primi quattro episodi sono concentrati sui fatti, sulle accuse, sui processi e le condanne. Il racconto fa male, fa venire il disgusto, ma nella puntata finale Veleno fa un twist e capovolge la prospettiva. La verità processuale ha stabilito che non furono mai commessi riti satanici né omicidi, ma soprattutto ipotizzò che le tecniche utilizzate dagli psicologi durante i colloqui possano aver indotto i bambini a creare falsi ricordi.
E’ qui che il finale di Veleno solleva il velo di Maya. Le cose sono andate davvero in quel modo o ci si trova di fronte a un clamoroso errore? Nel racconto fanno ingresso alcune delle presunte vittime, che negli anni hanno ritrattato le accuse. Allo stesso tempo, si dà voce a quelle, che ancora oggi affermano di essere state abusate, e agli assistenti sociali.
Nonostante le accuse di parzialità mosse da alcuni dei protagonisti, Veleno mostra entrambi i punti di vista mettendo insieme le testimonianze e le discrasie emerse nei tre anni di inchiesta. Veleno non dà un giudizio, anche se è facile percepirne la posizione, ma lascia lo spettatore libero di credere a una o all’altra versione. Ciò che colpisce della serie, e dell’intera vicenda, è il senso di disfatta che rimane in chi guarda. Da un lato, vite distrutte dalla violenza; dall’altro, vite distrutte da accuse atroci. Qualunque sia la verità, è in ogni caso una tragedia.