Alessandro Cattelan è finalmente sbarcato su Netflix con Una semplice domanda, il nuovo programma in 6 episodi in cui va alla ricerca del significato della felicità. In questo viaggio a puntate, disponibile dal 18 marzo, incontra personaggi dello spettacolo e non, ai quali rivolge le domande che pone anche a sé stesso e che sono in cerca di una risposta.
Recensione di Una semplice domanda
Il viaggio ha inizio con l’incontro con Roberto Baggio e Paolo Sorrentino, passa per quello con Gianluca Vialli e Geppi Cucciari, per concludersi con Francesco Mandelli e Elio. A questi si aggiungono i confronti con uno psicoterapeuta, una storica, un prete e altri personaggi incastonati qua e là.
Una semplice domanda è un esperimento interessante, che risulta più un divertissement per lo stesso Cattelan che un programma portatore di reale novità. Il tono interrogatorio ricorda Il Testimone di Pif, con la differenza che Cattelan non è munito di telecamera, ma ha una vera e propria troupe.
E Poi C’è Cattelan e 4 Ristoranti
Nel corso degli episodi, non mancano i riferimenti a Sky e ai programmi da lui condotti. Da EPCC – E Poi C’è Cattelan a X Factor, tutto ha il sapore di un legame ancora forte con la casa che lo ha ospitato per dieci anni. Carina l’idea di sfruttare in modo ironico uno dei format più forti di Sky, 4 Ristoranti, per adattarlo alle esigenze contingenti con il titolo 4 Religioni.
Una semplice domanda parte in modo lento. Il primo episodio con Roberto Baggio risulta dilatato e lo stesso vale in parte anche per il secondo, che vede la partecipazione di Paolo Sorrentino. Se all’ex calciatore Cattelan dà spazio per raccontare il suo primo incontro con il buddismo, con il regista Premio Oscar si limita a ‘sfruttarlo’ per girare il film della sua vita: E Poi C’era Cattelan. Un divertente gioco di parole che, ancora una volta riporta alla mente il suo programma cult.
Le interviste a Gianluca Vialli e Roberto Giovalli
L’obiettivo del programma è capire cos’è la felicità attraverso riflessioni personali e altrui, ma non arriva subito al punto. La risposta arriva, con un po’ di sforzo, dalla terza puntata in poi, grazie alle dichiarazioni degli intervistati. In particolare, Gianluca Vialli e Roberto Giovalli.
Due interviste interessanti, intime, che smuovono corde profonde. Vialli racconta il suo rapporto con la malattia e, quindi, con la vita e con il tempo. Giovalli propone la sua visione della vita, ma anche di felicità, serenità e malinconia.
Una semplice domanda: Sky è davvero il passato?
Le attese per il debutto di Alessandro Cattelan su Netflix erano altissime. Ci si aspettava qualcosa di nuovo, diverso, innovativo. Invece, in Una semplice domanda manca l’effetto wow e a tratti ci si chiede: ‘Perché?’.
Si ha la sensazione che nasca da un’esigenza personale del conduttore: la scrittura, cioè, di una nuova pagina della sua carriera piuttosto che la necessità di rispondere a una domanda universale. Non è un caso, forse, che il programma si apra con il riferimento a E Poi C’è Cattelan per poi concludersi con la partecipazione a X Factor Ungheria. La cifra Sky è palpabile sia nella conduzione sia nei testi. Andare via è stata la scelta giusta? Netflix può rappresentare davvero l’inizio di una nuova pagina?
Lo scorso settembre ha debuttato su Rai 1 con Da Grande, uno show in due puntate che non ha ottenuto i risultati sperati. Adesso lo attende la conduzione di Eurovision 2022 insieme a Mika e Laura Pausini. Dopodiché rivedremo Alessandro Cattelan su Rai 1 o, come certi amori che non finiscono, farà giri immensi per poi tornare a Sky?
Photo credits: Francesco Faraci/Netflix