Il 18 marzo, nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus, Sandra Milo finge un malore dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino contro il COVID-19 e lo fa in diretta su Rai Radio 1 a Un Giorno Da Pecora. Durante l’intervento telefonico con i conduttori Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, inizialmente sostiene di stare bene. Pochi secondi dopo, inizia ad avere il respiro affannato. ‘Non respiro, non respiro’, dice, fino a quando non risponde più, facendo temere il peggio.
Cucciari e Lauro rimangono esterrefatti, com’è giusto che sia, ma non fanno in tempo a dire altro che Sandra ricompare con una grassa risata. ‘Ci siete cascati. Ve l’ho fatta! Sto benissimo!’, esclama ilare e divertita. ‘Brutta deficiente!’, risponde Geppi Cucciari. ‘Sai qual è la mia colpa? Che non mi passa mai la voglia di ridere’, dice la Milo.
L’appello di Sandra Milo
Poi conclude con un appello: ‘Chiedo scusa, però vi dovete vaccinare tutti. Anche chi non vuole farlo per se stesso, deve farlo per gli altri. Perché è un atto d’amore, perché è un senso di responsabilità, perché è l’unica cosa che ci farà uscire da questa tragedia’.
Se, da un lato, la trovata di Sandra Milo vuole contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica, dall’altro risulta come una nota stonata su un pentagramma già complesso di per sé. Geppi Cucciari e Giorgio Lauro smorzano i toni, ripensando al celeberrimo scherzo sul figlio Ciro, ma la frittata ormai è fatta.
Sandrocchia ribadisce la volontà di sdrammatizzare perché ‘altrimenti si muore di paura’, ma bisognerebbe capire che ci sono luoghi, modi e circostanze in cui la comicità e la leggerezza dell’intrattenimento non sono utili. Fingere di star male a causa del vaccino nei giorni caldissimi del piano vaccinale, in cui impazzano le polemiche e si attendono risposte su AstraZeneca è fuori luogo, persino irrispettoso.
Sandra Milo è una grandissima artista, da sempre autoironica, e il suo messaggio può essere utile per l’opinione pubblica. Se lo si accompagna a una gag, però, perde forza. Farlo nel giorno della memoria delle vittime, poi, non è solo vano, ma risulta anche di cattivo gusto.