Cosa rimarrà del COVID-19 nel ricordo dei telespettatori? Sicuramente le testimonianze strazianti dei malati e dei parenti delle vittime, i riflettori puntati giorno e notte sulle zone più colpite, i collegamenti quotidiani dagli ospedali. Per tre mesi la televisione si è reinventata, adattandosi alle nuove esigenze.
Ha riscritto il proprio modo di raccontare, riservando la quasi totalità del proprio spazio alla cronaca, all’attualità stringente. Ha raccontato l’emergenza, ovvero la prima pandemia del terzo millennio.
Purtroppo, come sempre accade quando si inciampa in una telecamera con la lucina accesa, lo spettacolo riesce a inserirsi anche nelle fessure più strette e con la sua potenza rischia di travolgere tutto. Ecco che il piccolo schermo ha aperto le porte a centinaia di scienziati, studiosi, professionisti, troppo spesso slegati dal campo di battaglia in cui si combatteva la lotta al COVID-19.
Molto rumore per nulla
I programmi hanno rischiato di diventare l’uno la fotocopia dell’altro. I telespettatori hanno assistito a dibattiti, talvolta anche accesi, portati avanti dagli astri nascenti dello show business. La televisione ha rischiato di farsi travolgere dalla (talvolta ignobile) cagnara che è andata in onda.
La televisione, però, ha avuto anche il grande merito di sfruttare il potere che le è proprio, ovvero comunicare con la sola forza delle immagini.
E così, mentre i virologi saltellavano come grilli da un programma all’altro, affermando tutto il contrario di tutto, confondendo l’opinione pubblica (conseguenza gravissima), vi sono tre persone che, in solitaria, hanno trasmesso un messaggio più potente di tutta la comunità scientifica italiana.
Il potere delle immagini
Papa Francesco, Andrea Bocelli e Sergio Mattarella. Il Capo della Chiesa, il tenore italiano conosciuto in tutto il mondo e il Presidente della Repubblica sono l’emblema di tre mesi difficili, durissimi, che hanno rischiato di mettere in ginocchio il Paese.
Ha iniziato Papa Francesco il 27 marzo con l’indulgenza Plenaria. Una diretta lunga e silenziosa, ma potente, trasmessa in contemporanea da Rai1 e TV2000. Le immagini del Papa, solo, in una Piazza San Pietro vuota, sono entrate nella storia.
Un impatto visivo ed emotivo fortissimo per chiunque abbia assistito, credente e non. ‘Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite, riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme. Su questa barca ci siamo tutti. Nessuno si salva da solo. Da soli affondiamo’.
Parole precise, con un significato che va oltre quello strettamente religioso. Un invito, anzi un accorato appello, a riscoprire l’umanità. Una lucida fotografia di ciò che stava accadendo.
Andrea Bocelli e Music For Hope
Andrea Bocelli, invece, si è mostrato da Piazza Duomo di Milano. Il tenore, su invito del sindaco Beppe Sala, ha accettato di offrire un concerto alla cittadinanza il giorno di Pasqua. Music For Hope è stato trasmesso il 12 aprile in diretta su Rai1 (4.674.000 telespettatori pari al 16% di share) e in streaming sul canale YouTube di Bocelli, ottenendo un successo straordinario: oltre 25 milioni di visualizzazioni. Ad oggi il video ha superato 40 milioni di views.
Cambia la piazza, ma non l’intensità. Il Duomo di Milano, simbolo di una città e di una regione colpita al cuore dal COVID-19,si presenta vuota. Al centro un Andrea Bocelli che intona per l’Italia e per il mondo intero una struggente Amazing Grace. Nel mentre, la regia manda le immagini di altre piazze deserte e silenziose: da New York a Mexico City, da Firenze a Los Angeles, il mondo si è fermato. A raccontarlo i luoghi simbolo delle città più visitate, adesso spogliate della loro anima.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Infine, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una figura discreta, a latere, lontana dalle costanti diatribe tra maggioranza e opposizione che sviliscono il senso della Repubblica e il valore della nostra Costituzione.
La visita all’Altare della Patria il 25 aprile, in occasione dei 75 anni dalla Liberazione, è la terza immagine che riassume appieno la forza della televisione. Nella sua camminata veloce, in solitudine, munito di mascherina vi è tutto.
Gli errori da non ripetere
Papa Francesco, Andrea Bocelli e Sergio Mattarella, seppure in solitudine, spogliati da qualsivoglia orpello, hanno lanciato un messaggio forte, lampante, che non lasciava indifferenti. Vi è speranza, vi è tristezza, vi è umanità, vi è silenzio, vi è rispetto.
Una lezione importante per i telespettatori e, soprattutto, per la televisione, che dovrebbe farne tesoro. Il piccolo schermo ha sempre da imparare. Le settimane silenziose sono ormai volate via, come la primavera che volge al termine. Purtroppo, però, rischia di dimenticare in fretta e ricascare nelle logiche temibili, piegandosi ora una ora all’altra esigenza con la solita conseguenza: produrre la solita cagnara e confondere, ancora una volta, l’opinione pubblica.
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