Opinionisti TV, ovvero le comari del cortile

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Da diversi anni, orde di tuttologi, altrimenti detti opinionisti, stazionano in vari spazi televisivi, arricchendo innanzitutto le proprie tasche e poi le sorti dei programmi di cui sono ospiti. Non c’è contenitore che si rispetti che non preveda nella sua narrazione la presenza di uno o più opinionisti.

Chi sono costoro? È giusto porre a latere chi ha specifiche competenze in questo o in quel settore ed esprime la propria opinione per accrescere la conoscenza di chi ascolta. Al netto di chi ha realmente qualcosa da dire, la nuova categoria di ‘lavoratori’ comprende personaggi televisivi che non hanno più una chiara collocazione. Non hanno né lavorano per un programma e sono ex qualcosa (concorrenti di reality, soubrette, vallette, parenti di personaggi famosi o presunti tali, ecc.).

Il più delle volte sono figure che popolano il sottobosco dello spettacolo, senza una specifica qualifica, spesso senza alcun bagaglio culturale, che hanno trovato la panacea per la loro sopravvivenza. Infatti, la loro può dirsi la professione più redditizia del millennio, minima spesa massima resa, poco investimento su sé stessi a fronte di ottimi guadagni. Ogni presenza in trasmissione porta emolumenti di tutto rispetto, gettoni del valore di 1.000, 2.000, 3.000 euro e, in alcuni casi, sfiorano cifre ben più alte.

Opinionisti, tuttologi esperti di nulla

Il fil rouge che lega tutti gli opinionisti è parlare di qualsiasi cosa. Si avventurano su argomenti che non sono di loro competenza, ma sanno di essere stati invitati in questa o quella trasmissione prevalentemente per parlare male di qualcuno e lo fanno volentieri, con molta malevolenza.

Si vestono di una autorevolezza che nessuno ha dato loro, ritenendo che ciò che dicono sia assoluta verità. Hanno la fregola di spettegolare e mettere alla berlina il personaggio di turno.

Ci si parla l’uno sopra l’altro, al fine di creare il caos in studio e catalizzare l’attenzione del telespettatore. Alcuni provocano, altri infarciscono i propri discorsi di parolacce e scurrilità. Più mettono foga nel loro intervento più i conduttori gongolano, certi che l’asticella dello share si alzerà.

A ben vedere, questi nuovi ‘lavoratori’ ricalcano quello che tempo immemore le comari del cortile hanno sempre fatto. Nei tempi passati, in contesti popolari si era soliti riunirsi in cortile, sui balconi, dal barbiere o dal pizzicagnolo e dissertare malevolmente su questo o quel conoscente, giusto per il gusto di sparlare. Da quel pettegolezzo le comari del nostri giorni hanno tratto una professione, discutibile ma economicamente molto proficua.

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