In tempi di body shaming e di insulti facili a mezzo social, nessuno si salva dagli attacchi pretestuosi. L’ultima destinataria delle invettive è Miriam Leone. L’attrice, nonché ex Miss Italia 2008 (urge ricordarlo), è stata criticata per via delle folte sopracciglia. Follia? Boutade? No, un semplice sfogo su Twitter.
‘Volevo dire a Miriam Leone che per queste sopracciglia bisogna chiedere i diritti d’autore a Marrabbio di Kiss me Licia’. Una battuta buttata lì, tra milioni di cinguettii che quotidianamente popolano i social network. Una battuta che, però, non è passata inosservata e ha provocato l’effetto opposto.
Cioè, mentre solitamente si dà il via a una pioggia di critiche verso un personaggio famoso, stavolta l’autrice dell’infelice tweet è stata protagonista di una vera e propria gogna mediatica. Per onestà intellettuale, va detto che si tratta di un cinguettio decisamente meno forte rispetto a quelli che circolano abitualmente quando si prende di mira la celebrità di turno.
Una riflessione ironica, probabilmente non capita. Certamente non apprezzata. L’hashtag #MiriamLeone è entrato in Trending Topic e per due giorni è stato uno degli argomenti più dibattuti. I tweet sono divisi a metà: una parte in difesa della Leone, un’altra in difesa dell’autrice, vittima a sua volta di haters che spalleggiano l’attrice.
Donne contro donne
La cosa che più colpisce, e allo stesso tempo intristisce, è che si è trattato di una polemica a mezzo social portata avanti da donne contro altre donne. E allora la domanda sorge spontanea: a cosa servono le campagne femministe, le lotte per l’affermazione, le proteste per le frasi giudicate sessiste, se poi siamo noi donne le prime a scagliarci contro le altre donne?
Al di là del tweet specifico e delle intenzioni della sua autrice (a detta dei più, assolutamente bonarie, dunque è stata fraintesa), ci si chiede: quando le donne impareranno a essere amiche delle donne? De gustibus non disputandum est, ma pensare di criticare, seppure in modo goliardico, la beltà di Miriam Leone appare quantomeno pretestuoso.
Non perché non si sia liberi di esprimere un giudizio, sia chiaro, bensì perché parliamo pur sempre di una ex Miss Italia. Certo, anche lo storico concorso di bellezza qualche volta avrà toppato, ma non è il caso dell’attrice catanese. Quantunque si fosse trattato di una donna non altrettanto bella, il discorso non sarebbe cambiato di una virgola. Chi siamo noi per giudicare gli altri?
Noi donne, le peggiori amiche delle donne, quindi di noi stesse. Animate da sentimenti di invidia o dalla voglia di litigare, sempre pronte a ergerci a giudice. Perché? Perché non dimostrare, invece, supporto e ammirazione? Perché criticare Miriam Leone per le sue sopracciglia regala soddisfazione? E perché insultare chi, in fin dei conti, ha espresso un giudizio, seppur pretestuoso?
La piaga del body shaming
La derisione del corpo altrui è, ormai, una pratica consolidata. Ogni settimana vi è la polemica ora sul colore dei capelli ora sulla forma delle unghie, ora sulla cellulite ora sulla ricrescita. Vale tutto.
È di poco tempo addietro la polemica su Giovanna Botteri, considerata poco presentabile per un collegamento televisivo. L’ennesimo attacco inutile, nato sempre dai social, da Twitter. Le critiche sull’aspetto fisico sono sempre becere, prive di qualsivoglia giustificazione. Inaccettabili. E il buonsenso, purtroppo, fatica a prevalere.
È per questo atteggiamento folle e autolesionista che movimenti come il Me Too poi sfociano in una bieca gogna mediatica, fino a dissolversi come una bolla di sapone. E fin quando le donne non impareranno ad essere amiche delle donne ci sarà sempre posto per una battuta stupida o una frase cattiva. E a poco servirà mostrarsi sensibili e impegnate l’8 marzo o il 25 novembre. A scrivere ‘stop alla violenza sulle donne’ sono bravi tutti, un po’ meno a mettere a tacere l’invidia.
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