La quarta stagione di Little Big Italy ha debuttato su NOVE lo scorso 20 settembre. Come sempre, in ogni puntata Francesco Panella va a caccia del migliore ristorante italiano della città protagonista. Le località visitate in questa edizione sono capitali e grandi città europee: Amsterdam, Lisbona, Madrid, Monaco, Praga, Stoccolma, Tenerife. A queste si aggiungono Bruxelles, Marsiglia e Zurigo, che andranno in onda nelle prossime settimane.
Prodotto da Banijay Italia, Little Big Italy è uno dei titoli forti della rete, grazie a molteplici fattori. Innanzitutto, il format non ha ancora subito alcuna modifica. Rispetto alla prima stagione, il programma è rimasto fedele a sé stesso: ripropone il medesimo meccanismo di gioco, dunque le medesime dinamiche. A cambiare sono i protagonisti, talvolta le città e i menù.
L’ossatura, invece, è sempre uguale rispetto a quando ha debuttato. Un particolare da non trascurare, se si osserva che le modifiche – a volte al limite dello stravolgimento – sono prerogativa della gran parte dei programmi che superano la prima edizione. Mantenere il programma identico, invece, si rivela una scelta vincente.
Si rivela vincente nella misura in cui ha la possibilità di rafforzarsi anche in relazione ai telespettatori, che in quel programma ritrovano un punto di riferimento. Sanno cosa aspettarsi, ma non rischiano di annoiarsi grazie al continuo cambio di location, protagonisti e piatti.
Il meccanismo di gioco
Le prove, infatti, sono sempre le stesse: il piatto scelto del concorrente che propone il ristorante, il piatto forte del locale in gara e la voglia di Francesco Panella. A queste si aggiunge il tocco finale: il voto di italianità assegnato dal conduttore. Vince chi ottiene il punteggio più alto.
Francesco Panella, il punto di forza del programma
Il secondo aspetto riguarda Francesco Panella. Il suo approdo a Little Big Italy dopo Il mio piatto preferito e Brooklyn man lo ha consacrato nel mare magnum dei conduttori di programmi di cucina e affini. La sua conduzione si distingue per il modo in cui si approccia agli astanti e in cui coinvolge il pubblico.
Diretto, garbato, mai piccato e con una accentuata dose di simpatia, lascia il segno in un format di per sé forte, ma che alla lunga potrebbe risultare noioso o poco accattivante. Panella, invece, aggiunge il quid: stagione dopo stagione, appare perfettamente a suo agio nei molteplici panni che è chiamato a indossare.
E’ Virgilio quando deve raccontare introdurre la puntata, è un turista ignaro costretto a provare improbabili piatti spacciati per italiani prima che la gara abbia inizio, è un ospite curioso e rispettoso quando prova la cucina dei ristoranti concorrenti.
I punti forti, che spiccano sugli altri, sono due: il primo, la capacità di tirar fuori l’amore per l’Italia da chi l’ha lasciata, per scelta o per necessità, e ha cercato fortuna altrove. Il momento dell’intervista, del racconto personale del ristoratore, è sempre pieno di commozione. Con poche domande, ma giuste, Francesco Panella scava nei ricordi e nella vita del gestore e suscita commozione, sia in quest’ultimo sia nel telespettatore, che non rimane indifferente a racconti di vita vissuta.
La seconda, il modo in cui esercita il ruolo di giudice sia con i concorrenti commensali sia con i gestori dei locali. Incoraggia il cuoco anche davanti a un piatto non riuscito, così come dirime ogni lite tra rivali; anche in situazioni estreme non perde mai la pazienza, anzi smorza con una battuta.
In definitiva, Little Big Italy si conferma una piacevole finestra su un mondo pieno di sfaccettature: gli expat, gli italiani in cerca di fortuna, la cucina fiore all’occhiello del Belpaese. Un format interessante, leggero e piacevole, in una tv spesso invasa da titoli poco accattivanti.