‘Spero che questa nomination sia un regalo per tutti gli italiani, anche per chi non mi segue, per chi non ama la mia musica. Questo va al di là di me e del mio nome’. Laura Pausini esordisce così nella conferenza stampa in occasione della sua nomination ai Premi Oscar 2021.
La vincitrice del Golden Globe, candidata alla statuetta più ambita con Io Sì (Seen) nella categoria Miglior Canzone Originale, è visibilmente emozionata. ‘Mi sento orgogliosa di essere italiana e di vivere questo momento meraviglioso. Ho paura di non dare quello che vi aspettate, di non essere abbastanza‘, dice. La cerimonia di premiazione sarà il prossimo 25 aprile a Los Angeles, intanto la canzone è tra le venti più trasmesse delle radio statunitensi.
Un ulteriore traguardo che si aggiunge agli innumerevoli raggiunti fin qui. Ringrazia Sophia Loren e il regista de La vita davanti a sé, Edoardo Ponti, verso i quali si dice ‘piena di riconoscenza, le devo tutto. Se sto vivendo questo momento lo devo al giorno in cui ha deciso di chiamare me’.
Da quel Festival di Sanremo 1993, quando ha vinto tra le Nuove Proposte con La solitudine, ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure Laura Pausini si sente ancora una principiante in dovere di dimostrare al mondo, e a se stessa, di meritare il successo. ‘Io non so che cosa abbia di particolare la mia vita’, dice, ‘da quando ho vinto Sanremo 28 anni fa mi chiedo continuamente perché. So, però, che da quel giorno è nato dentro di me il bisogno di non accontentarmi. Ho sempre cercato di fare il meglio che potevo’.
‘A volte mi sento piccola davanti a cose così grandi’
Ripensando al palco da cui tutto è partito, dice: ‘Sono una donna che oggi ha molte cose di quella ragazzina che è andata a Sanremo a 18 anni. Ne sono trascorsi 28, ma ho ancora le stesse ansie e la stessa voglia di gioire. Le cose diventano sempre più grandi e a volte mi sento così piccola‘. Un’analisi introspettiva che non si ferma neanche davanti alla possibilità concreta di vincere un Oscar. ‘Ricevere una nomination e vincere premi importanti mi fa venire più ansia perché poi la gente si aspetta di più. La sfida con me stessa è il mio piccolo dramma’.
Un’artista italiana conosciuta in tutto il mondo, che ha calcato i palchi più importanti, riempito gli stadi e in lizza per gli Oscar ha ancora molto della ragazzina di provincia, che non riusciva a sognare in grande. Se, da un lato, la sua ansia da prestazione la costringe a mettersi costantemente in discussione, dall’altro preserva il lato più genuino, quello attaccato alle radici, che abbattono la corazza e la fanno emozionare quando parla dell’Italia.
‘In Italia ho paura, all’estero no. Chiunque incontro, anche chi non ascolta la mia musica mi ammira. Questa cosa in Italia la sento solo dai miei fan, e per fortuna sono tanti. Mi hanno permesso solo qui di fare gli stadi, l’unico Paese nel mondo dove, in percentuale alla popolazione, ho venduto così tanti dischi’.
La responsabilità di un premio così grande
E’ alla parola Italia che Laura Pausini viene tradita dall’emozione e si commuove. Forse la gioia di rappresentare il proprio Paese in una occasione così importante, forse la sensazione di non essere talvolta veramente apprezzata. Ancora oggi, sul gradino più alto dell’Olimpo della musica, mantiene la lucidità sufficiente per non sedersi e continuare a lavorare a testa bassa. ‘La gioia di un premio così grande è anche una responsabilità. Ogni volta che ne vinco uno significa dover ricominciare con qualcosa di nuovo che non conosco e mi spaventa perché mi chiedo se sarò in grado. Nessuno di noi, in fondo lo è’.
Mentre parla, si ha la sensazione che ogni sua mossa, ogni sua tappa sia sempre accompagnata dalla paura. ‘Mi chiedo se sono capace di fare questo mestiere in questo modo. La paura che tutto finisca è la cosa che mi spaventa di più. Per esempio, adesso mi chiedo cosa c’è dopo gli Oscar? Forse il piano bar o la mia mansarda di Solarolo, dove cantavo e i vicini di casa suonavano e dicevano di abbassare il volume’.
Le parole di Laura Pausini dovrebbero fungere da monito per chi ha fatto del puntare il dito il proprio marchio di fabbrica. Allo stesso tempo, noi italiani dovremmo imparare a essere più nazionalisti, a riconoscere il talento nostrano, a non sminuirlo, semmai innalzarlo. E’ giusto riconoscere all’artista romagnola una dote rara nei più, ma che accomuna i grandi: l’umiltà, condita da una buona dose di fare sempre più e sempre meglio per non sentirsi mai arrivati.
La ragazzina di Solarolo che nel 1993 a stento sorrideva ai fotografi oggi si relaziona con star mondiali, ma anche lì ha fatto un duro lavoro su se stessa per sconfiggere le paure. ‘Può sembrare una cosa assurda, ma quando mi chiama Pippo Baudo ho l’ansia. Sono più tranquilla quando parlo con Beyoncé’. La causa di tutto ciò risiede forse nell’ansia da prestazione che non la abbandona. ‘Sono anche andata da una psicologa perché mi sentivo in colpa per questo successo e non riuscivo a viverlo bene’.
Quando le viene chiesto come ha costruito una carriera internazionale, risponde: ‘Tutto quello che ho costruito non mi ha portato mai nessun premio. Quando ho vinto il Grammy ci siamo resi conto che non avevo alcun singolo in promozione e non abbiamo sfruttato il momento’. Ripensando ai primi anni all’estero, specifica: ‘Ho rotto le balle infinitamente a tutti i Paesi chiedendo di farmi andare. Se mi rispondevano costi troppo, mi rimboccavo le maniche. So cosa significa darsi da fare anche dopo aver vinto un Grammy’.
La dedica al padre Fabrizio in caso di vittoria
Promette che in caso di vittoria il discorso di ringraziamento sarà dedicato al papà Fabrizio ‘perché ho cominciato con lui. E’ un musicista e quando ero adolescente ha deciso di provare una sfida: lasciare l’orchestra e fare piano bar. Non mi ha detto che dovevo cantare, ha aspettato che chiedessi io di farlo e il giorno del mio ottavo compleanno come regalo ho chiesto un microfono. Quella sera abbiamo cominciato qualcosa di unico, che adesso è qui ed è insieme. Volevo cantare e mi ricordo perfettamente le 100 persone del ristorante e le 80.000 di San Siro. Questa nomination la dedico a lui perché la meriterebbe più di me‘.
Laura Pausini conduttrice del Festival di Sanremo?
Sul suo futuro in Italia, invece, Laura Pausini esclude la conduzione del Festival di Sanremo, almeno nel breve periodo. ‘La Rai mi ha chiesto di fare Sanremo con Paola (Cortellesi, ndr). Finora non ho accettato perché non mi sento in grado di reggere una cosa del genere. Se dovessi farlo, sicuramente non chiederei la direzione artistica perché sono molto plagiabile e metterei solo i miei amici. Sanremo bisognerebbe farlo in un momento in cui sia io che Paola siamo libere e vogliamo davvero divertirci, fare qualcosa di speciale per la musica, ma in questo momento non sono in grado’.
L’incontro con i giornalisti si conclude con un pensiero in merito alla musica contemporanea: ‘Ormai tutti possono dire tutto e fare tutto. Che tutti possano cantare anche se non sanno farlo e avere addirittura una carriera non mi va giù. Vorrei che nel futuro ci si focalizzi su chi ha talento nella musica, nel giornalismo, nella televisione. Secondo me la mediocrità è la deriva generale dell’essere umano perché non si sprona a cercare qual è il suo talento’. Un giudizio amaro, con il quale è difficile non essere d’accordo.