Lina Hurtig, giocatrice della Juventus, e la moglie Lisa Lantz, calciatrice del Linköping, annunciano di aspettare il loro primo figlio. Lo fanno attraverso i canali social della squadra bianconera, raccontandosi in un’intervista. Ripercorrono le tappe della loro storia d’amore, iniziata nel 2014, quando si sono ritrovate a giocare nella stessa squadra.
Una cena tra amici, un primo appuntamento al cinema e la nascita di un sentimento forte che le ha portate a voler condividere il resto della vita insieme. ‘Il giorno del matrimonio eravamo solo noi due e i testimoni. E’ stato bellissimo’, raccontano.
La foto del bacio ai Mondiali
La loro unione è sempre stata pubblica. Nel 2019, durante i Mondiali di calcio femminile, la foto del loro bacio sugli spalti è diventata virale. ‘La foto del Mondiale ha significato molto per molte persone’, racconta Lisa. ‘Per me e Lina sono stati momenti di gioia e volevamo viverli insieme’.
‘Dopo la partita ero felicissima’, aggiunge Lina. ‘Ho visto Lisa tra il pubblico, sono andata da lei e le ho dato un bacio. Non mi aspettavo che quella foto diventasse virale. Stavo semplicemente festeggiando con mia moglie’, puntualizza.
Il messaggio d’amore e libertà, invece, è arrivato ovunque, infrangendo il tabù che da sempre aleggia sul calcio femminile e maschile. Il mondo del calcio è da sempre descritto come omofobo. Da anni si vocifera di calciatori gay, costretti a nascondersi per paura del giudizio dei tifosi e dell’opinione pubblica, con conseguenti perdita di credibilità e probabilmente di sponsor.
Lina Hurtig: ‘Non mi reputo un modello’
E’ utile prestare attenzione a un passaggio dell’intervista in cui Lina Hurtig dice: ‘Sono felice se potrò essere un esempio per le altre persone, ma non mi reputo un modello per gli altri’. In queste poche parole è racchiuso il senso di tutto.
L’amore è amore, a prescindere dal genere. Una considerazione banale, che fatica ancora ad affermarsi appieno. Amore e libertà sono due concetti strettamente connessi, che spesso rischiano di rimanere intrappolati nelle logiche del pregiudizio e della paura.
La decisione della Juventus di raccontare uno spaccato di quotidianità di una sua giocatrice assume una connotazione importante perché accende un faro su un mondo grigio in cui i pregiudizi rischiano di soffocare le emozioni. Con la loro storia, Lina e Lisa Hurtig regalano alla collettività il seme per una nuova normalità, fatta di buoni sentimenti, a prescindere dai retaggi tradizionali. La Juventus, dal canto suo, ha il pregio di farsi portatrice di un racconto importante e necessario.
Un primo passo verso una nuova normalità?
Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se Lina e Lisa fossero state italiane. Avrebbero avuto lo stesso coraggio? Soprattutto, la stessa operazione declinata al maschile sarebbe possibile? Il mondo del calcio è pronto per squarciare il velo di Maya e accettare al suo interno qualsiasi genere di coppia?
Forse i tempi non sono ancora maturi, o forse sì e questa intervista è solo il primo tassello di un nuovo puzzle. In attesa che il calcio maschile si apra a un nuovo racconto noncurante dei pregiudizi, la storia di Lina e Lisa Hurtig dimostra, ancora una volta, che sono le donne a farsi portatrici di battaglie importanti. Battaglie che possono essere portate avanti con garbo e gentilezza, e che proprio per questa ragione finiscono per fare ancora più rumore.