Il sogno del principe azzurro. Parte da qui Il truffatore di Tinder (The Tinder Swindler), docu-film Netflix che racconta la storia di Simon Leviev, o meglio, la storia delle donne cadute nella sua trappola. Donne alla ricerca della favola, abbagliate da foto patinate che immortalano una vita condotta sul filo rosso del lusso sfrenato, della ricchezza, dei viaggi da mille e una notte. Una vita, però, finta. Perché Simon Leviev non è chi dice di essere, non è il figlio di un miliardario mercante di diamanti. Dietro la maschera del perfetto gentiluomo avvolto in costosi abiti sartoriali, si nasconde un abile truffatore, abituato ad adescare donne in cerca del grande amore in cambio di denaro.
La trama de Il truffatore di Tinder
Il truffatore di Tinder inizia dalla testimonianza di Cecilie, una giovane donna norvegese che racconta di come la sua vita si sia scontrata con quella di Simon Liviev. Dopo un match su Tinder, una cena per conoscersi e la proposta di un viaggio insieme a bordo del suo jet privato. Cecilie non ci pensa due volte e decide di partire con Simon. Caviale, champagne, ristoranti stellati, hotel a 5 stelle.
Una vita da milionari, come milionario è Simon Liviev, o almeno dice di essere. Come ogni truffa che si rispetti, il truffatore di Tinder esce presto allo scoperto. Confida a Cecilie di essere inseguito da pericolosi terroristi per via del suo lavoro e di non poter usare le proprie carte di credito, dunque dà il via alla truffa. Inizia a chiederle sempre più denaro. Cecilie, mossa da un moto d’amore sconfinato per il suo principe azzurro, chiede una serie di prestiti per un ammontare di 250.000 dollari. Una cifra impressionante. A un certo punto capisce che forse Simon non è così ricco come appare e sorge il sospetto che si tratti di un raggiro. Un sospetto che la spinge nel baratro.
Nel mentre, Simon Leviev intesse un’amicizia con Pernilla, una donna svedese alla quale, dopo un’estate da miliardari in Grecia, inizia a chiedere denaro. Il copione si ripete: sono in pericolo, non possono utilizzare le carte di credito, mandami dei soldi, ti ridarò tutto, eccetera eccetera.
Terza vittima che racconta la propria esperienza nel documento-film di Netflix Il truffatore di Tinder, Ayleen. La sua relazione con Simon Leviev dura 14 mesi. Sognano una famiglia, anche a lei dice di voler costruire una famiglia, di amarla, di volere dei figli. Fino a quando inizia a chiedere soldi. Cifre sempre più alte, che la mandano sul lastrico.
Per fortuna, però, mentre Ayleen è intenta a progettare una vita insieme a Leviev, viene messa in guardia da Cecilie e Pernilla, che nel frattempo hanno capito di essere vittime di un truffatore e hanno allertato polizia e un giornale norvegese. Alla fine, si scopre che tale Simon Liviev è, in realtà, Shimon Hayut, denunciato in almeno 7 Paesi. Condannato in Israele a 15 mesi di reclusione, è tornato in libertà dopo cinque. Secondo le informazioni raccolte dalla produzione de Il truffatore di Tinder, continua a condurre una vita da favola ed è fidanzato con una modella israeliana.
Riflessioni sparse
Il truffatore di Tinder si presta a diverse osservazioni. La prima, il mondo è pieno di pericoli, ma non lo scopriamo oggi. La seconda, le donne di qualsiasi epoca, età, status, sognano la favola. La terza, il lusso è l’obiettivo di vita di tanti, troppi.
Tralasciando la mente criminosa di Simon Leviev di cui si è occupata la giustizia, poniamo l’accento sulla ricerca della favola. All’inizio del docu-film, Cecilie spiega di essere rimasta ammaliata da Simon e da tutto quello che le ha offerto subito dopo essersi conosciuti. Il caviale, provato per la prima volta a bordo del jet, champagne, viaggi, hotel.
E’ ovvio e scontato che, per chi conduce una vita normale e ordinaria, entrare a contatto con la ricchezza possa generare stupore, ma non c’è qualcosa di strano, quantomeno avventato, nel fidarsi di uno sconosciuto, ammaliati dal suo biglietto da visita? Cecilie sogna il principe azzurro. Per certi versi ricorda la celeberrima battuta di Julia Roberts in Pretty Woman quando dice a Edward (Richard Gere) che vuole la favola. Con la differenza che Pretty Woman è un film.
Cecilie dice anche di continuare a cercare l’amore ed è un segnale positivo dopo la truffa subita. L’augurio è che cerchi l’amore nei posti giusti o che almeno non si faccia abbagliare da un abito d’alta moda o da un volo privato. Questa riflessione non vuole essere discriminatoria né giudicante. L’amore è condivisione e costruzione. Dal racconto delle tre vittime si delinea, invece, un rapporto sopra le righe, e non per i posti esclusivi o gli abiti costosi, bensì per l’assenza di costanza. Simon Leviev c’è, ma un minuto dopo sparisce perché inseguito da gente brutta e cattiva che gli vuole fare del male. Oggi è in Spagna, domani in Norvegia, dopodomani in Germania. La fidanzata, a casa a emettere bonifici a suo favore.
Vi è qualcosa di estremamente fragile in chiunque invii cifre consistenti di denaro a un partner che partner, in fin dei conti, non è. Un partner di cui non hai visto nulla se non la facciata, che puntualmente svanisce dopo appena 24 ore. Poi, il fatto che la persona che hai accanto (!) sia costantemente costretta a nascondersi, non fa nascere qualche sospetto?
La terza riflessione riguarda il lusso come obiettivo di vita. Simon Leviev ci ha costruito una carriera. Toglie agli altri per dare a sé stesso e ricorda Leonardo DiCaprio in Prova a prendermi (Try to catch me, if you can). Il luccichio abbaglia anche Cecilie, Pernilla e Ayleen, vittime inconsapevoli di un raggiro più grande di quello che avrebbero mai potuto immaginare. A questo punto ci chiediamo: siamo proprio sicuri di volere la favola?