Con 2.520.451 telespettatori e l’11,59% di share, la prima puntata de Il Collegio 5 segna il miglior debutto di sempre. Non solo. Rai 2 è stata le rete più vista e il programma si è posizionato al primo posto nei Trending Topic di Twitter e, soprattutto, ha conquistato il pubblico adolescente arrivando a sfiorare il 43,5%.
Anche stavolta, dunque, il format targato Banijay Italia si conferma un successo. I punti di forza del programma sono molteplici, ma ogni edizione è connotata da caratteristiche proprie che la differenziano, in meglio o in peggio, dalle altre.
Il cast vincente de Il Collegio 2020
Il Collegio 5 è ambientato nel 1992 e, in base a quanto osservato nella prima puntata, promette più che bene, a partire dal cast. Sin da subito, i ventuno ragazzi pronti a essere catapultati nel passato rappresentano uno spaccato della società odierna. Vi è lo svogliato, l’arrogante, il cafoncello; vi è la svampita, la furbetta, la guastafeste. Prototipi di adolescenti, un po’ ribelli un po’ a caccia di attenzioni, che è facile ritrovare ovunque.
Vi è anche tanto altro, però. Se due anni fa, le gemelle Fazzini (Cora e Marilù) erano l’emblema di una generazione sorda a qualsiasi richiamo e impassibile a qualsiasi regola, quella raccontata oggi ha contorni differenti.
La classe del collegio è eterogenea, come qualsiasi classe che si rispetti, ma non stonata. I ragazzi fanno gruppo, si mettono in gioco e ascoltano. Provano ad alzare la cresta, ma senza troppi isterismi, e sanno abbassarla quando la circostanza, quindi l’autorità, lo richiede.
Tra primi batticuore e ingenuità, insicurezze e spavalderia, Il Collegio è una deliziosa fotografia dell’adolescenza, con tutte le difficoltà che questa comporta. Il Preside definisce i collegiali ‘la speranza di questo mondo’ e qualche dubbio sorge pensando alla scarsissima preparazione della maggior parte di essi.
Il messaggio de Il Collegio 5
Si discute spesso delle nuove generazioni ‘allo sbando’, refrattarie alle regole e dominate dal rifiuto dell’impegno. Basta poco, però, per constatare che anche il più svogliato dei ragazzi, se messo alla prova, esulta per il risultato ottenuto o entra in crisi davanti al fallimento. Il Collegio 5 dimostra che la società non è così alla frutta come si pensa.
Certo, come in ogni epoca, gli adolescenti parlano il loro linguaggio e portano il loro mondo, ma, a differenza delle scorse edizioni, chi non vuole impegnarsi è accompagnato alla porta. Un messaggio educativo molto forte: fai il tuo e vai avanti, altrimenti resti indietro.
È solo il primo appuntamento ed è certo che i prossimi riserveranno sorprese, a partire dal secondo, quando gli studenti verranno sottoposti al temuto taglio dei capelli. Crisi di pianto e urla disperate saranno il leitmotiv della puntata, ma sembra che il programma abbia abbandonato gli eccessi di trash e gli sfoghi al limite del surreale degli anni scorsi.
Il cast, carta vincente
Il cast è azzeccato e riserverà non poche sorprese. A emergere è Giulia Scarano, la mascotte della classe. Logorroica, energica e divertente, dice sempre la sua, ma senza risultare arrogante. Argomenta e ha una simpatia contagiosa.
Il sedicenne Andrea Di Piero odia la trap e si sente a suo agio solo in giacca e cravatta. I suoi compagni lo definiscono ‘un vecchio con la faccia di un bambino’, ma non ne fanno un dramma. ‘Se ti vesti così vuol dire che non te ne frega niente degli altri, complimenti’, sentenziano.
Vi sono i fratelli indiani Rahul e Usha, adottati da una famiglia di Piombino. Alle spalle un’infanzia difficile, segata dall’abbandono dei genitori naturali. Sofia Cerio, quindicenne poliglotta studentessa a Strasburgo, amante dello studio, che dietro l’amore per la conoscenza nasconde ferite profonde.
Alessandro ha trovato un amico fedele in Gesù e in passato è stato bullizzato perché parlava con i vegetali. ‘Portavo un peperone a passeggio, così era più felice quando lo mangiavo’, dice. Emerge perché è diverso dagli altri, ma fino ad ora il gruppo sembra non essersi trasformato in branco. Bonard è il classico latin lover, il cui obiettivo primario è conquistare la più bella della scuola. Purtroppo per lui, Mishel Gashi è stata espulsa a causa dello scarso rendimento.
Non mancano, poi, i ragazzi svogliati, che ammettono candidamente di non amare la scuola e che hanno difficoltà a seguire le lezioni. Poco male, ci pensa la temutissima Professoressa Petolicchio a metterli in riga.
Una finestra sulle nuove generazioni
Nel complesso, il docu-reality confeziona un racconto verosimile assolutamente piacevole. È una bella finestra sulle nuove generazioni talvolta bistrattate. Vengono spesso descritte come fuori controllo, ma forse necessitano soltanto di attenzioni e, soprattutto, di una guida. Un punto di riferimento che sappia indirizzarle e raddrizzarle, ove necessario.
Nonostante le differenze, poi, i protagonisti sono accomunati dal racconto umano su cui è posto l’accento. A emergere è la loro personalità, la loro storia, la loro fragilità. Chiunque si può mettere nei panni dell’altro e ciò appare evidente durante la lettura del tema di fronte alla classe. Un momento in cui anche il più duro degli studenti si scioglie come neve al sole e finalmente si apre. Anche in questo, Il Collegio svolge la funzione demandata all’istituzione scolastica.
Da apprezzare gli inframezzi accompagnati dalla voce di Giancarlo Magalli e soprattutto la colonna sonora. Un interessante tuffo nel passato, specialmente per chi nel 1992 già c’era e ricorda il caos positivo di quegli anni. Era tutto un progredire, le barriere cadevano una dopo l’altra, il mondo si apprestava a diventare globalizzato. Tempi fertili, di grande energia e grandi possibilità. Tempi di sogni, progetti e speranze. Tempi, purtroppo, lontani, ancor di più adesso.