Venerdì 29 maggio alle 21.15 Rai5 ha iniziato la serata con un breve documentario sulla mostra ‘Emilio Vedova’, allestita per il centenario della nascita dell’artista, a Palazzo Reale di Milano (6 dicembre 2019 – 9 febbraio 2020). Il filmato è stato rilasciato dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova come omaggio a Germano Celant, direttore artistico della Fondazione Vedova. Grande critico e curatore di mostre, padre del movimento dell’arte Povera, è venuto a mancare nel mese di aprile a causa delle complicanze dovute al COVID-19.
Il racconto corale accompagna lo spettatore all’interno dello spazio creato, in modo da far dialogare le opere con il contesto della Sala delle Cariatidi. Ex salone da ballo, martoriato dai bombardamenti che colpirono la città di Milano nell’agosto del 1943, durante la seconda guerra mondiale.
Emilio Vedova e il dialogo con lo spazio della Sala delle Cariatidi
Nello speciale di Rai5 Germano Celant rivela che l’intento principale era quello di ricreare lo studio dell’artista e di trasformare la Sala delle Cariatidi in un palcoscenico in cui la dislocazione delle opere potesse generare l’idea di movimento.
Quella sala, violentata dalle atrocità della guerra, doveva racchiudere l’universo drammatico di Vedova, ripercorrendo tutto il suo percorso creativo dagli anni ’30 alle ultime esperienze degli anni 2000. Gli organizzatori volevano anche che le tensioni spaziali si dilatassero verso la città. Da qui la scelta, infatti, di tenere aperte le finestre del palazzo.
Un’altra esigenza fondamentale era quella di far dialogare le opere con il contesto spaziale di questa sala decadente, ma ancora incredibilmente emozionante: uno spazio stuprato con cui le opere drammatiche di Emilio Vedova potessero confrontarsi.
Il mondo di Emilio Vedova
Il telespettatore-visitatore ha avuto la possibilità di immergersi nel mondo dell’artista attraverso le 70 opere esposte e di essere sollecitato continuamente dalla grande potenza comunicativa del pittore veneto, che sembrava avvolgerlo e condurlo lungo tutto il percorso.
Probabilmente a ciò si deve il grande riscontro da parte del pubblico che ha visitato l’esposizione antologica, chiusa a pochi giorni dallo scoppio della pandemia. Una pandemia che ha portato via proprio Germano Celant, curatore di questa e di tante altre mostre in tutto il mondo, ma sopratutto uno dei protagonisti più importanti della storia dell’arte contemporanea italiana.
Da Emilio Vedova a Pablo Picasso e la mostra del 1953
La Sala delle Cariatidi non è solo palcoscenico di Emilio Vedova, ma è anche il simbolo di un evento epocale. Proprio nel 1953, in Italia si stava organizzando la prima mostra dedicata a Pablo Picasso. Roma e Milano erano le tappe destinate a ospitare le opere più importanti dell’artista spagnolo.
I meriti di Palma Bucarelli
A Roma la mostra venne allestita alla Galleria d’Arte Moderna (dal 5 maggio al 30 giugno), allora diretta dalla celeberrima Palma Bucarelli. Soprannominata la signora dell’arte contemporanea, vanta un primato non indifferente: è stata la prima donna a dirigere un museo pubblico in un momento tragico della storia del nostro paese (1944).
A Palma Bucarelli si devono anche le prima mostre, a partire da quella di Picasso proprio nel ’53. In quella occasione vennero esposte circa 24 opere tra dipinti, ceramiche, sculture e incisioni.
Pablo Picasso e il Guernica
La mostra ebbe un successo ineguagliabile e passò alla storia per l’eccezionale prestito di una delle opere più intense di Picasso: ‘Guernica’. L’edizione milanese venne voluta fortemente da Fernanda Wittgens, altra mitica direttrice della Pinacoteca di Brera, che tentò il tutto per tutto per fare in modo che quel quadro facesse parte della mostra, insieme ad altre opere di Picasso proveniente di tutta Europa.
L’impavida direttrice era intenzionata ad allestirla a tutti i costi a Palazzo Reale, che in quel periodo, a causa di un cavillo normativo, non poteva ospitare mostre di artisti viventi. Il destino volle che, proprio in quelle date, fosse già occupato da una Mostra sul Libro organizzata dal Comune.
La Wittgens non si rassegnò e, attraverso le sue conoscenze, cercò di ottenere Palazzo Reale come sede della rassegna e far arrivare Guernica a Milano.
I rapporti tra Picasso e Attilio Rossi
Picasso era restio a spedire in Italia l’opera, che in quel momento era custodita nei depositi del Moma di New York, in attesa della caduta del regime franchista. A convincerlo fu l’artista Attilio Rossi, che aveva conosciuto Picasso durante il periodo nel Comitato in soccorso degli esuli spagnoli e che faceva parte dell’organizzazione della mostra.
Lo raggiunse a Vallauris con l’intento di convincerlo a sottoscrivere il prestito di Guernica. Picasso accettò, a patto che l’opera venisse collocata insieme alle altre nella Sala delle Cariatid. Proprio sotto gli apparati strutturali distrutti, come manifesti politici, drammaticamente intensi e quali testimonianze delle tragedie che accomunano tutti i conflitti.
Quelle tele, intrise di valore civile e messaggere di un linguaggio universale, determinarono il grande successo di pubblico in una città che era tornata alla vita e che guardava con speranza alla rinascita.
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