Although I can’t see the devil’s face, I know he can see mine. Si può riassumere così Diavoli, la nuova serie TV sul mondo della finanza in onda su Sky Atlantic con Alessandro Borghi, Patrick Dempsey e Kasia Smutniak. La prima puntata ha debuttato in prima serata venerdì 17 aprile e ha ottenuto 637.000 telespettatori, ma al di là del dato numerico Diavoli ha tutte le carte in regola per oltrepassare i confini nazionali.
Composta da dieci episodi, è tratta dal bestseller I Diavoli di Guido Maria Brera ed è prodotta da Sky e Lux Vide, in collaborazione con Sky Studios, Orange Studio e OCS. Le riprese si sono svolte tra Londra e Roma e la regia è firmata da Nick Harron (Sherlock, Doctor Who) e Jan Maria Michelini (I Medici, Doc – Nelle Tue Mani). La distribuzione all’estero è prevista nei prossimi mesi.
La sinossi di Diavoli
Diavoli è un thriller finanziario. I protagonisti principali sono Dominic Morgan (Patrick Dempsey) e Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), rispettivamente CEO e Head of Trading della New York – London Investment Bank (NYL). La narrazione parte da quando Massimo è in lizza per ottenere la promozione a vice CEO, ma due eventi bloccano la sua ascesa: il suicidio di un collega e uno scandalo che coinvolge la moglie Carrie. Ruggero non si dà per vinto e si adopera per scoprire la verità, ma sin da subito capisce di trovarsi davanti a una vera e propria guerra finanziaria.
La fotografia
La storia si snoda tra le vie di una Londra grigia, avvolta da grattacieli di vetro. La fotografia dona al racconto un impatto ancora più forte e pone l’accento su alcuni dettagli che aggiungono quel senso di inquietudine necessario per risultare coinvolgente. La scala cromatica va dall’azzurro al grigio, come il cielo, passando per le sfumature del blu, come gli abiti indossati dagli impiegati della banca.
Per ottenere un po’ di luce, bisogna attendere che i protagonisti si spostino nel Surrey, in una tenuta di campagna, dove i bambini giocano ancora felici, ignari di cosa sia il mondo reale nella City.
I compromessi
I contrasti cromatici sono evidenti, ben sintetizzano e metaforicamente rappresentano le discrasie tra il mondo della finanza, governato dalla tre S – sesso, soldi, spionaggio – e quello ‘normale’.
Diavoli, però, apre uno squarcio anche sulla vita in generale, offrendo interessanti spunti di riflessione: a una vita professionale di successo corrisponde una vita privata in crisi e sull’orlo del baratro; per non rimanerne schiacciati, è necessario scendere a compromessi.
Diavoli, i protagonisti
Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) è un italiano che si è fatto da solo, appassionato di mercati finanziari con un passato da barman. Nato e cresciuto a Cetara, fa carriera velocemente. Apparentemente spregiudicato, forse conserva ancora un cuore.
Dominic Morgan (Patrick Dempsey), invece, il cuore deve averlo messo a tacere dopo aver capito che nella finanza non c’è spazio per i sentimenti. Dempsey torna per la gioia di chi ha apprezzato La verità sul caso Harry Quebert e degli aficionados di Grey’s Anatomy. Qui non è più l’empatico, buono e romantico Doctor McDreamy, bensì un banchiere senza scrupoli.
Nina (Kasia Smutniak), moglie di Dominic. Incarna il prototipo della signora borghese, legata al marito non solo da sentimenti d’amore, ma anche da interessi presumibilmente economici. Inoltre, è tormentata da un dolore non ancora sopito.
Alessandro Borghi e il cliché dell’italiano medio
Borghi è perfetto per il ruolo di Massimo. Intenso, bello al punto giusto, glaciale al punto giusto. Sebbene sembri un arrivista senza scrupoli, già dai primi due episodi è plausibile ipotizzare che l’aspetto umano presto prevarrà su quello professionale. In Diavoli dà l’ennesima prova della propria caratura: è un attore versatile, con un physique du rôle adatto a qualsiasi personaggio interpreti.
La capacità di trasformismo l’aveva già dimostrata in Sulla mia pelle, con una interpretazione magistrale di Stefano Cucchi. Suburra, The Place, Napoli velata, poi, sono solo alcuni dei film che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico. A soli 33 anni, e con un importante palmarès (un David di Donatello e un Nastro d’Argento), entra di diritto nel novero dei giovani attori italiani più promettenti.
In Diavoli è inappuntabile ed è probabile che la serie funga da lasciapassare per altre esperienze, magari all’infuori dei confini nazionali. Intanto, è d’uopo rivolgergli un sentito ‘grazie’. Finalmente un attore italiano in grado di recitare in inglese, persino con un pizzico di accento British, e risultare credibile. Musica per le orecchie di chi ascolta. Grazie, Alessandro Borghi!
In poche battute Borghi distrugge decenni di cliché dell’italiano medio all’estero tutto ‘pasta pizza e mandolino’, il cui inglese si arresta a un maccheronico e imbarazzante ‘de pen is on de teibol‘. Thank you, thank you very much!
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