‘In televisione abbondano i cooking show. Il piccolo schermo è talmente pieno di programmi di cucina da rischiare l’abbuffata‘. Questo il pensiero comune degli ultimi anni tra gli addetti ai lavori. Giorno e notte, il mondo cooking è stato declinato in ogni sfumatura e sono decine i programmi che popolano i palinsesti di tutte le reti.
I cooking show hanno conosciuto un successo inarrestabile, tanto da proliferare ovunque. Ad oggi, i telespettatori sono bombardati da ricette di ogni tipo e raccontati con ogni modalità: dolce e salato, internazionale e tradizionale, in studio o in itinere. Cibo, cibo ovunque. Sfide, classifiche, talent, reality, semplici ricette, studi sontuosi, ristoranti decadenti o cucine rustiche, tutto fa brodo. Per una volta, non conta (solo) il packaging, ma (anche e soprattutto) il contenuto: protagonista indiscusso è il cibo.
L’evoluzione dei programmi di cucina
Il cibo in televisione inteso come esclusiva di pubblico casalingo e anziano sembra appartenere a un’epoca remota. Basta accendere la tv per incappare in una moltitudine di cooking show, a qualsiasi ora e su qualsiasi canale. Chiara Maci con L’Italia a Morsi, Benedetta Rossi con Fatto in casa per voi, Damiano Carrara e Katia Follesa con Cake Star: sono solo alcuni esempi di una lista infinita di programmi culinari presenti sulle reti generaliste e non.
MasterChef ha segnato il vero punto di svolta e, in pochi anni, la cucina si è trasformata da semplice necessità a hobby trasversale. Chiunque si cimenta o segue con attenzione le dinamiche dei fornelli.
Dopo decenni, la cucina riacquista la sua centralità. Che sia attorno al tavolo di un ristorante o a casa, con estranei o con i propri familiari, il rapporto con il cibo conosce nuove sfaccettature.
I cooking show dopo l’emergenza sanitaria
La prolungata permanenza in casa per via dall’emergenza sanitaria, poi, ha fatto sì che gli italiani – e non solo – riscoprissero l’amore per la cucina. Dirette Instagram, post su Facebook, messaggi via whatsapp: la tecnologia è venuta incontro.
Dai grandi chef ai cuochi amatoriali, chiunque si è cimentato nella preparazione di almeno un piatto fatto in casa. Via libera a pane, brioches, torte salate, biscotti, dolci, e così via. Il cibo si è rivelato il trait d’union di milioni di famiglie. ‘Distanti, ma vicini’ anche grazie ai consigli di genitori, nonni, zii, amici, colleghi, vicini di casa, e così via.
Dal canto suo, la televisione ha offerto repliche di programmi culinari e implementato ancora di più la programmazione e produzione di cooking show. Ci si chiede cosa sarà dopo, quando l’emergenza rientrerà e si tornerà alla quotidianità. Il tempo trascorso in casa si ridurrà drasticamente e, di conseguenza, anche la possibilità di dedicarsi ai manicaretti. Qualcuno conserverà le nuove abitudini e si divertirà a improvvisarsi panettiere o pasticcere. E la televisione?
Sebbene la abbuffata televisiva e fisica del periodo induca a pensare che l’affezione verso il cibo sia momentanea, i fatti dimostrano l’esatto contrario. In un momento in cui il piccolo schermo poteva decidere di disinvestire in un settore apparentemente saturo, ecco che la creatività prende il sopravvento e la macchina produttiva si rimette in moto.
Durante la ‘quarantena’, Sky ha inaugurato la nuova stagione di 4 Ristoranti con Alessandro Borghese, il 2 maggio Food Network lancerà un nuovo programma, Giusina in cucina, condotto da Giusina Battaglia. Benedetta Parodi è al lavoro per il nuovo programma su La7.
Una storia senza fine
Qualche mese fa, durante un’intervista con Antonino Cannavacciuolo, alla mia domanda: ‘Rischiamo la grande abbuffata da cooking show?’, lo chef ha risposto: ‘Mai’. E ha anche spiegato il perché. Già negli anni ’90 negli Stati Uniti i programmi di cucina andavano fortissimo e, a distanza di oltre due decenni, il segmento food continua a espandersi. Poiché in Italia i trend arrivano un po’ dopo, Cannavacciuolo asserisce che abbiano ancora lunga vita.
A parlare saranno gli ascolti, ma oggi i fatti – investimenti spalmati su tutte le reti, generaliste e pay – dimostrano che i cooking show appartengono davvero a un genere, forse l’unico, che non conosce crisi.
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