Dopo anni in cui il prime time si è esteso alla seconda serata e talvolta anche alla terza, si assiste adesso a un’inversione di tendenza. L’osservazione riguarda Rai 1, nello specifico AmaSanremo, il programma dedicato alle selezioni per Sanremo Giovani, che per cinque giovedì farà compagnia ai telespettatori della prima rete.
Partenza alle 22.45, chiusura alle 23.40. La collocazione è proprio quella della vecchia seconda serata. Il prime time è stato riservato a Doc – Nelle tue mani, la fiction con Luca Argentero, in onda con un solo episodio. Una nuova modalità di offerta, che esula dalle recenti logiche, ovvero allungare la prima serata fino a notte fonda, costi quel che costi.
Gli ascolti
La prima puntata di AmaSanremo è stata seguita da 2.047.000 telespettatori, pari all’11,6% di share. È d’uopo sottolineare il traino dato dalla fiction, che ha totalizzato 7.529.000 spettatori (28,3%). Ascolti a parte, la nostra analisi vuole concentrarsi sulla necessità di ripensare alla durata della prima serata e al ripristino della seconda.
Chi ha voluto seguire Doc, lo ha fatto a prescindere dalla messa ridotta. La trasmissione di un solo episodio non ha evidentemente intaccato l’interesse del pubblico. Anzi, una scelta di questo genere potrebbe persino alimentare la curiosità e accrescere la fidelizzazione, al fine di spalmare il prodotto in più tempo. Una logica diametralmente opposta alla fruizione delle serie TV sulle piattaforme on demand, come Amazon e Netflix, che hanno fatto del binge watching il loro carattere distintivo.
Una seconda serata a orari da seconda serata
Proporre una seconda serata che sia tale e non mero riempitivo quasi notturno potrebbe rivelarsi un’idea vincente e in termini di ascolti e in termini di rispetto verso il telespettatore. Collocare titoli, più o meno forti, più o meno interessanti, intorno alla mezzanotte non è rispettoso verso chi guarda, a prescindere dagli introiti pubblicitari.
AmaSanremo si è distinto per essere veloce, ritmato, leggero. Un paradosso se si considera il momento attuale, ma quasi necessario. Una boccata d’aria fresca che riporta con la mente allo scorso febbraio e, in parte, apre una finestra sul prossimo ‘nuovo mondo’ – si spera – dopo l’emergenza pandemica dell’autunno e dell’inverno.
Va ricordato che lo scorso febbraio è stato proprio Amadeus il propulsore di una maratona sanremese senza precedenti, con dirette di sei ore. Un eccesso ampiamente criticato dalla stampa – in particolar modo dai giornalisti presenti in sala stampa al Festival – che si spera non si ripeta nell’edizione 2021. Con AmaSanremo, sembra che il conduttore abbia cambiato direzione.
I punti di forza di AmaSanremo
I meriti del programma sono diversi. Innanzitutto, dà spazio alla musica. Giovedì 29 è andato in onda anche X Factor su Sky Uno ed è stato interessante osservare come tra le due reti ci fosse una sorta di continuità di racconto.
Sanremo Giovani è solitamente la gara meno seguita dal pubblico. Per il Festival l’appeal verso sconosciuti che si presentano a un talent e portano il loro inedito è abbastanza basso. Nonostante ciò, allargare lo spazio riservato alle future Nuove Proposte è una scelta assolutamente meritevole, che col tempo potrebbe forse rosicchiare le vecchie certezze.
Interessante, poi, la costruzione del programma in sé. Amadeus è accompagnato da Riccardo Rossi, il quale smorza i toni o aggiunge pepe con la simpatia romanesca che lo contraddistingue. L’alchimia tra i due è evidente e contribuisce a colorare la puntata.
La giuria è ben calibrata e intercetta fasce di pubblico diverse. Luca Barbarossa rappresenta il pop (ed è anche conduttore di Radio 2, su cui AmaSanremo va in onda in contemporanea, con la conduzione di Ema Stokholma). Piero Pelù è il rock e va alla ricerca del graffio. Morgan è il docente appassionato, l’occhio attento dei talent show, ma anche il giudice con meno peli sulla lingua: va dritto al punto, analizza e soprattutto critica l’operato dei cantanti, a cui non risparmia nulla. Giudizi caustici compresi. Infine, Beatrice Venezi è la tecnica senza dimenticare né il cuore né il pubblico. Un’interessante new entry nel panorama televisivo italiano.
È possibile ripristinare la seconda serata?
AmaSanremo durerà solo cinque settimane, troppo poche per una totale inversione di rotta, ma sufficienti per instillare negli addetti ai lavori il dubbio e farli riflettere sull’opportunità di riportare la seconda serata a orari da seconda serata. Ne trarrebbe beneficio il piccolo schermo, ne trarrebbe beneficio il pubblico, non più costretto a pagare qualche ora di svago con orari folli, tollerabili solo a Capodanno o durante il Festival di Sanremo. Due eventi, quest’ultimi, ai quali è consentito sgarrare per la natura che li connota. Per tutti gli altri programmi, la durata fiume è un triste fenomeno che va arginato.