L’Eurovision 2022 ha la sua vincitrice. No, non si tratta della Kalush Orchestra, ma della commentatrice Carolina Di Domenico. Annunciata come supporto, ha condotto a tutti gli effetti le dirette su Rai 1 con Gabriele Corsi e Cristiano Malgioglio. In modo particolare, la seconda semifinale e la finale, trasmesse giovedì 12 e sabato 14 maggio, in cui ha dato, ancora una volta, prova della propria bravura.
La Rai l’ha scelta per occuparsi di gran parte della traduzione delle serate presentate da Alessandro Cattelan, Laura Pausini e Mika. Una traduzione impeccabile, con i modi e i tempi giusti, senza rubare spazio allo spettacolo. In punta di piedi, come è abituata a fare da oltre vent’anni.
Carolina Di Domenico, da anni volto di ESC
Classe 1979, Carolina Di Domenico è uno dei volti degli anni d’oro di MTV. All’Eurovision 2022 ha ritrovato Alessandro Cattelan, con cui nel 2004 ha condotto TRL – Total Request Live. Da lì in poi, la musica è una costante della sua carriera. Da diversi anni è il volto di ESC per l’Italia, comunicando di volta in volta i voti assegnati agli altri Paesi.
Quest’anno le è stato affidato l’Allocation Draw con Mario Acampa, il Turquoise Carpet e Eurovision Song Contest 2022 – Meet & Greet su RaiPlay, oltre al commento della diretta. Inoltre, nelle anteprima serali, in onda subito dopo il TG1 delle 20, le sono stati affidati gli spazi con gli sponsor. Ciononostante, il nome di Carolina Di Domenico non campeggia accanto a quelli di Gabriele Corsi e Cristiano Malgioglio. E’ definita ‘di supporto’.
A ben vedere, però, il suo apporto durante le due semifinali è stato importante e fondamentale. Tra i tre, infatti, è l’unica ad avere grande padronanza della lingua e a offrire un racconto che va oltre il simpatico botta e risposta grazie alle battute di Malgioglio.
Quale futuro in TV?
La presenza all’Eurovision 2022 ne ha evidenziato la capacità e professionalità. Dal 2019 Carolina Di Domenico è conduttrice radiofonica su Rai Radio 2, ma perché viene tirata in ballo solo in occasione di grandi eventi in cui è necessario saper parlare in inglese? Anche in questo caso, si ha l’impressione che si tratti dell’ennesimo artista non valorizzato a dovere in favore di tanti – troppi – altri, con 10, 100, 1000 possibilità a disposizione nonostante abbiano poco o nulla da dire.