Anna Maria Barbera a Zelig 2021, il monologo di Sconsolata

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Anna Maria Barbera nella prima puntata di Zelig in onda il 18 novembre 2021 su Canale 5

Tra i grandi ritorni sul palco di Zelig 2021, è d’uopo segnalare quello di Anna Maria Barbera in arte Sconsolata. Nella prima puntata dello show di Canale 5 ha interpretato un lungo monologo, tanto divertente quanto profondo. Covid, pandemia, distanziamento sociale, rapporti umani: i nove minuti sono la sintesi perfetta di cosa è accaduto da marzo 2020 ad oggi.

Seduta al centro del palco, vestita di nero, Anna Maria Barbera inizia il numero. La sua Sconsy dà il via a un flusso di coscienza nel celeberrimo italiano approssimativo che, dopo qualche risata, lascia spazio alla riflessione. ‘Vi siete vaccinati?’, chiede alla platea. ‘Io mi ho vaccinata, mi ho fatto l’AstraZelig. Che periodo, ragazzi, sembra ieri che applaudivamo dai balconi. Adesso ci mandiamo a fan**lo per le scale’, dice.

Le premesse per un intervento agrodolce ci sono tutte. E infatti mantiene le aspettative. ‘Mia cognata è preoccupata se ricomincia il distanziamento, io sono preoccupata se finisce! Abita sopra, adesso arriva Natale, tutti i congiunti, sopraggiunti, gli affetti collaterali, la processione…no! Davanti alla porta ho messo il parental control’.

Il cambio di registro

Il monologo prosegue sul filo dell’ironia, fino al cambio di registro. ‘Non ho fatto in tempo a entrare nei favolosi anni sessanta, hanno dichiarato l’emergenza nazionale. Dipende da me? No, da un virus virulento che corre veloce. Allora, o è lento o è veloce. Non cominciamo a mancare di chiarezza. Poi la domanda è stata legittima per tutti: sto virus da dove è uscito e da dove entrato? Non vorrei fare insinuazioni, che tanto è già tutto talmente insinuato. E infatti ci hanno detto di lavarci le mani e tanti le mani se le hanno proprio lavate per certe cose che sono successe‘.

L’ironia intelligente di Anna Maria Barbera

Dopo l’applauso della platea, Anna Maria Barbera affonda la lama. ‘Poi, per carità, io sono solo una maschera per far ridere, però qui c’è qualcuno nel mondo che la maschera se l’è messa per farci piangere e non lo vedremo il volto.

Un altro applauso, poi, tocca corde inaspettate che provocano commozione e fanno scendere qualche lacrima. ‘E penso, invece, che questo applauso è per loro, a quanti volti quanti, con le loro storie incredule già dimenticati. Allora, e non voglio andare oltre, il Coronavirus passerà perché passerà, ma le corone rimarranno e questo non va dimenticato‘.

L’affondo finale

Sul finale, il monologo da agrodolce si trasforma in amaro. ‘Quello che conta è l’intento di arrivare all’umanità di gregge. Io speravo di arrivare all’umanità, la nostra umanità, quella che abbiamo sfiorato quando eravamo impauriti spaventati e per un momento indimenticabile, col presente inimmaginato, abbiamo sentito il corpo della nostra umanità’.

‘Abbiamo creduto di essere migliori. Ecco, quel sentimento alto, quell’onda emotiva indimenticabile, poi superata dall’onda balneare, poi superata dall’onda di odio, quella scatenata tra vaccinati e non vaccinati. E sai cos’è che mi sgomenta? Il virus di cosa è capace l’abbiamo visto, ma sto essere umano la sua genesis…se l’homo sapiens deriva dalla scimmia, l’homo stronzus da dove ca**o arriva?’.

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