Sabato 30 maggio Rai1 ha dato il benvenuto ad Amore in quarantena, nuovo format prodotto da Stand By Me. In onda subito dopo Linea Blu, è condotto da Gabriele Corsi, di ritorno in Rai dopo quasi due anni. Il programma si prefigge l’obiettivo di raccontare la vita di coppie e di famiglie durante l’emergenza sanitaria.
‘Chi l’avrebbe mai detto che per mesi e mesi non avremmo potuto abbracciare i nostri familiari? Che non avremmo sentito neanche un rumore in centro città con le strade deserte e i negozi chiusi?’, esordisce Corsi. ‘Ci ricorderemo per sempre di questi mesi e li racconteremo ai nostri nipoti, che li studieranno sui libri di storia, ma la grande storia è fatta da piccole storie, le nostre’, prosegue.
‘Per questo abbiamo chiesto a coppie, famiglie, promessi sposi di parlarci della loro vita sentimentale durante la quarantena’. Nei 45 minuti di messa in onda, il conduttore racconta la nuova quotidianità di due coppie: due futuri genitori e due futuri sposi.
Le storie raccontate
Le storie sono scelte con astuzia: la nascita di una nuova vita, segno di speranza, e il matrimonio di due giovani Testimoni di Geova, segno di attenzione anche verso comunità solitamente non raccontate. Il sottofondo musicale è meritevole. Le note di Baciami ancora, Cambierà o Parlami d’amore coinvolgono e rendono la visione ancora più romantica.
Amore in quarantena, poi, ospita Furio Corsetti e Giorgio Daviddi, gli altri due componenti del Trio Medusa, sodali di Corsi, nel ruolo di inviati nelle case dei protagonisti.
Segnale positivo
L’intento è pregevole. Le testimonianze positive sono una boccata d’aria fresca, specie se contrapposta ai racconti angoscianti, drammatici, spesso strazianti che hanno caratterizzato l’altra quarantena. Quella, cioè, alle prese con la lotta al COVID-19, che ha coinvolto direttamente migliaia di pazienti e migliaia di medici e personale sanitario.
Viene raccontata la gente comune, chiunque può identificarsi: storie di vita normale in un periodo che normale non è. Rimane, però, un dubbio: Amore in quarantena era proprio necessario?
Il rischio riempitivo
Stand by me ha una grande esperienza nella produzione di docureality a sfondo sociale e lo fa con maestria. Sono prodotti, però, solitamente collocati su Rai3, una rete da sempre più propensa a questa tipologia di racconto.
Certo, è una nuova narrazione con la quale dovremo prendere confidenza. Dunque, tanto vale provare a trasporla sulla rete ammiraglia, ma ha senso correre a produrre un format di quattro puntate che sa di riempitivo?
Se l’obiettivo di Amore in quarantena è trasmettere un pizzico di positività, esso è riuscito nel suo intento. Se, invece, quello di creare una nuova forma di racconto, forse andrebbe corretto il tiro.
Forse è l’espediente per Corsi per rimettere piede in Rai, forse per Stand by me di trasferire il docu-racconto su Rai1. Vi è da dire che siamo a fine stagione e un po’ di sperimentazione non guasta.
Format simili
Il problema, però, è che anche Rai3 ha sperimentato un format simile: Palestre di vita. Condotto da Salvo Sottile, racconta storie di vita, di persone legate al mondo dello sport che si sono rialzate dopo una brutta caduta. In quel caso, la produzione è di EndemolShine Italy.
Le dinamiche non cambiano: l’interazione è possibile solo tramite collegamento. Certo, Amore in quarantena aggiunge qualcosa: le inquadrature delle città deserte realizzate grazie a un drone contrapposte alla primavera che sboccia rigogliosa; da Gabriele Corsi da solo su una terrazza adorna di fiori alle incursioni in esterna del Trio Medusa.
La televisione come Instagram?
Inoltre, Amore in quarantena acquisisce brio e leggerezza grazie alla personalità del conduttore, ma la sostanza rimane pressoché invariata. È questa, dunque, la televisione che ci aspetterà nei prossimi mesi? Saremo invasi da programmi focalizzati su gente comune che si racconta davanti a un computer o uno smartphone? La TV si trasformerà in un social network un pizzico più strutturato?
Certo, le nuove regole vanno rispettate e bisogna essere consapevoli che per diverso tempo diremo addio al classico intrattenimento con il pubblico urlante in studio, ma si auspica che – nonostante le difficoltà – la televisione non ceda il passo a programmi simili tra loro che, al netto degli orpelli, fungono da meri riempitivi. Del resto, in medio stat virtus.
[…] sanitaria ha stravolto il pianeta e la televisione si è messa al servizio del racconto. rEsistiamo lo fa mostrando gioie e dolori dei momenti più critici, attraverso storie di gente […]
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