Alessandro Barbero, i limiti delle donne e altre chiacchiere da bar

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Alessandro Barbero ospite di Daria Bignardi a L'Assedio

Una polemica al giorno toglie il medico di torno. Oggi, giovedì 22 ottobre 2021 è il turno di Alessandro Barbero. Il docente universitario, storico, popolarissimo conduttore di podcast, oratore e chi più ne ha più ne metta, si è reso protagonista di un dibattito difficile, complesso e delicato: la condizione della donna nella società.

A detta dello studioso in un’intervista rilasciata a La Stampa, uomo e donna sarebbero strutturalmente diversi. L’uomo è da sempre spavaldo e sicuro di sé, la donna manca invece di ‘aggressività, spavalderia e sicurezza’. Tre doti importanti che impedirebbero al gentil sesso di affermarsi.

Le parole di Alessandro Barbero

‘Vale la pena chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi’, afferma Barbero. Dunque, secondo questo ragionamento, non nasciamo tutti uguali, ma in linea di massima le donne partirebbero svantaggiate sin dalla nascita.

Il rispettabile pensiero dello storico riporta alla mente titoli della letteratura ottocentesca, dove la donna partiva veramente svantaggiata. Le sue parole fanno pensare a Piccole donne o, per voler fare un esempio più pop, alla figura femminile in Bridgerton. In quell’epoca nascere donna era un po’ una sfiga, il massimo a cui – in linea di massima – si poteva aspirare era diventare moglie e madre. Sempre, però, un passo indietro rispetto al consorte per non risultare troppo aggressive, spavalde e troppo sicure di sé stesse.

Era l’Ottocento, però, e il Ventesimo secolo ha visto la donna uscire dall’angolo nel quale era stata relegata per fare ingresso in società. Non più al ballo delle debuttanti, ma sui posti di lavoro. Certo, la parità non l’abbiamo raggiunta forse anche per colpa nostra, ma la ‘colpa’ non risiede nella mancanza di aggressività e di spavalderia. Piuttosto nella mancanza di vera solidarietà femminile, che darebbe del filo da torcere allo zoccolo duro maschilista, ma questo è un altro paio di maniche.

L’errore di fondo

Dire che le donne sono forse ‘strutturalmente’ mancanti di aggressività e spavalderia vuol dire considerarle persone prive di colonna vertebrale. Abbiamo diversi esempi di donne dalla spina dorsale forte, due nomi su tutti: Angela Merkel e Ursula Von Der Layen. Tutt’altro che femmine impaurite al cospetto dei grandi della Terra.

E come Merkel e Von Der Layen sono milioni le donne che si distinguono sul lavoro in diversi campi. Non si è ancora raggiunta la parità? Certo, ma la colpa di chi è? Addossare la responsabilità alla natura è un po’ ingrato oltre che terribilmente semplicistico. E’ come dire: non so risolvere il problema, fornisco una soluzione talmente assurda e surreale da poter sembrare persino vera.

Le differenze tangibili frutto di una società maschilista

Proseguendo il ragionamento con esempi più terreni, la differenza di salario sarebbe dunque colpa della donna che, anziché sbattere i pugni, si vede costretta ad accettare un compenso non soddisfacente. E, invece, quando mette al mondo un figlio e rassegna le dimissioni perché spinta dal datore di lavoro o perché il suo stipendio non copre quello di una babysitter, la colpa di chi è? Della società, gestita prevalentemente da uomini, che storicamente governano il mondo.

Oppure Barbero voleva soltanto tranquillizzare le donne e dire loro: ‘tranquille, non è colpa vostra se incontrate difficoltà in alcuni campi. E’ che siete strutturalmente diverse da noi uomini, troppo fragili per accedere alle stanze dei bottoni. Non fatevene un cruccio, però, è così e basta’.

Le donne dovrebbero forse ringraziare il professor Barbero per averle illuminate su una questione così annosa. Ironia a parte, forse la colpa è davvero di noi donne perché non siamo aggressive, spavalde e sicure abbastanza da dire basta alla diffusione di retrogradi luoghi comuni che non aggiungono nulla al dibattito. Anzi, lo sminuiscono e lo retrocedono a sterili chiacchiere da bar.

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