Il 30 settembre 2021 su Netflix ha debuttato Luna Park, nuova serie in 6 episodi con protagoniste Simona Tabasco e Lia Grieco. Ambientata nella Roma degli anni ’60, al centro del racconto la storia di due ragazze appartenenti a due mondi distanti, che scoprono di essere sorelle gemelle.
La trama di Luna Park
Nora Marini (Simona Tabasco) e Rosa Gabrielli (Lia Grieco) si incontrano casualmente al Luna Park di proprietà della famiglia di Nora. Rosa si fa leggere le carte, è alla ricerca di Adele, la sorella gemella scomparsa quando avevano un anno e mezzo. Quello che Nora legge nelle carte è sconvolgente: la sorella è ancora viva ed è molto vicino. Se a Rosa basta quella piccola rivelazione per coltivare la speranza, a Nora no, soprattutto dopo aver registrato un piccolo particolare di cui le ha parlato la Gabrielli. Sua sorella aveva un segno distintivo, una voglia di farfalla sulla schiena. Nora ha un tatuaggio a forma di farfalla proprio sulla schiena. Da qui in poi, va alla ricerca delle proprie radici e della verità. Una verità fatta di segreti nascosti, tradimenti, disperazione e sotterfugi, che adesso mettono in crisi la ragazza, ma non solo.
La recensione di Luna Park
Luna Park ha il pregio di raffigurare una Roma degli anni ’60, raramente raccontata nei film e nelle serie contemporanei. Sono gli anni del boom economico, ma soprattutto gli anni dell’exploit di Cinecittà. Nella vita degli italiani fa ingresso la televisione e, da lì a poco, quella scatoletta cambierà le abitudini di un intero Paese.
Il cinema e la televisione sono raccontati ad ampio raggio: dal divismo di quegli anni all’ingresso dei raccomandati imposti dalle amicizie o dalla politica; dagli agenti troppo presenti con i loro assistiti al pubblico, appostato all’ingresso degli studi, nella speranza di incontrare il proprio beniamino.
Le due facce di Roma
Poi vi sono le due facce di Roma. Da una parte, i Marini, giostrai che faticano a sbarcare il lunario. Il Luna Park segna il pienone tutte le sere, introducono costantemente attrazioni nuove di zecca, ma non riescono a fare il salto, un po’ per paura un po’ per ignoranza, ma soprattutto a causa delle cattive compagnie frequentate dallo zio Ettore (Mario Sgueglia).
Dall’altra, la Roma borghese, quella dei quartieri ricchi, del lusso sfrenato, ma anche degli accordi con la politica, della raccomandazione facile, dei Servizi Segreti e chi più ne ha più ne metta. Tullio Gabrielli (Paolo Calabresi) è un ricco e potente costruttore senza scrupoli. Intrattiene rapporti con politici, investigatori e servizi segreti. Il tutto per il suo tornaconto.
Ottimo cast per una trama troppo ingarbugliata
Luna Park è una serie con un’ottima fotografia e un ottimo cast. Sono lontani i tempi delle fiction ‘sospirate’ e degli attori mediocri. C’è un però: la trama. A un certo punto, quando Nora è vicina alla verità, si ingarbuglia tutto, troppo, eccessivamente. E i collegamenti tra i vari personaggi risultano forzati.
Finale aperto per annunciare la seconda stagione
Fughe, inseguimenti, omicidi, malavita: sono solo alcuni degli elementi che si inseriscono sul finale trasformando Luna Park in un caos totale. Come se non bastasse, il finale è aperto, sospeso, spalancato, o forse si sono dimenticati di scriverlo e girarlo. E’ evidente che l’intenzione di Netflix sia quella di annunciare tacitamente la seconda stagione, quantomeno di incuriosire il pubblico. La domanda, però, sorge spontanea: era davvero necessario pasticciare così tanto fino a minare la credibilità dell’intera serie?
Photo credits: Ufficio Stampa Netflix